La scoperta scientifica e la sua logica
La teoria dell'abduzione tra scienza, filosofia e letteratura
- La scuola dell’ignoranza
- La nuova stagione dei contratti pubblici tra incertezze e responsabilità
- Homo homini deus
- L’animale e la repubblica
- L'oggettività scientifica e i suoi contesti
- Il male comune nella storia
- Le ragioni del pensiero
- Il «fiume carsico»
- Storia ambientale dell'energia nucleare
- Il prisma dei beni comuni tra diritto e scienze umane
- Dalla ragione assoluta alla razionalità storica
- Bachelard
- L'incognita europea
- Contributi e riflessioni sui beni comuni
- Edith Stein ponte di verità
- Il divenire di una poetica
- Dalla parte di Marx
- L'esperienza della cosa
- L'infinita speranza di un ritorno
- Il mio corpo estraneo
- Kafka a Milano
- La scoperta scientifica e la sua logica
- Ragioni e limiti del formalismo
- Suppositio pro significato non ultimato
- La scienza e l'idea di ragione
- Giovanni Vailati epistemologo e maestro
- Sul materialismo leopardiano
- Gilbert Simondon filosofo della mentalité technique
- Ludovico Geymonat Epistemologo
- Le radici della razionalità critica: saperi, pratiche, teleologie
- Itinerari di silenzio
- Epistemologia e soggettività
- Alla ricerca del testo perduto
- Kant epistemologo
- Il Kant di Martinetti
La teoria dell’abduzione si colloca nell’ambito di un topos classico della filosofia della scienza: quello relativo alla logica della scoperta scientifica. Esiste una logica della scoperta scientifica? Di che tipo di logica si tratta? Solo il contesto della giustificazione è suscettibile di analisi logica? Il contesto della scoperta è il dominio della a-razionalità o, addirittura, dell’irrazionalità? L’egemonia epistemologica di neopositivismo e falsificazionismo, per buona parte del Novecento, ha negato che esistesse una “logica della scoperta scientifica” e ha quindi relegato il contesto della scoperta nel dominio della psicologia, della sociologia, oppure dell’intuizione, della creatività. Questo libro vuole argomentare su tale problematica, nel senso di un ampliamento del concetto di “logica”, affinché non sia riduttivamente appiattito sulla logica formale, al fine di consolidare la dignità epistemologica del processo di scoperta di nuove teorie. In effetti, siamo convinti che l’idea di razionalità insita nella teoria dell’abduzione sia in grado di superare tanto i modelli induttivi quanto quelli ipotetico-deduttivi, nella direzione di una chiarificazione delle dinamiche proprie del processo di elaborazione delle teorie scientifiche e, in generale, del mutamento scientifico. D’altro canto, lo scopo dell’abduzione non è la correttezza formale, la validità logica, ma la fecondità epistemologica e metodologica: tale teoria non costituisce certamente la soluzione del problema della logica della scoperta scientifica, tuttavia può forse essere utile come indicazione della vie da percorrere. Pertanto, è certamente possibile parlare di logica della scoperta scientifica a patto che, come ha sottolineato C. S. Peirce, si tenga ben ferma la distinzione tra una logica docens di natura apodittica e una logica utens legata invece a una forma di razionalità meno rigorosa, critica e autocontrollata, ma atta a caratterizzare una vera e propria logica della ragionevolezza, una phrònesis scientifica in grado di rendere più chiari i mutamenti concettuali della scienza.
Massimo Stevanella (Torino, 1968), docente di storia e filosofia nel Liceo scientifico statale “G. Banzi-Bazoli” di Lecce, ha studiato storia e filosofia della scienza presso l’Università di Padova con Giovanni Boniolo ed Enrico Bellone coi quali si è laureato discutendo una tesi concernente le problematiche relative alla logica della scoperta scientifica. Collabora con la rivista di filosofia Il Protagora, diretta da Fabio Minazzi e si occupa di problemi attinenti la storia dei cambiamenti concettuali nell’ambito dell’impresa scientifica.