Il mio corpo estraneo
Carni e immagini in Valerio Magrelli
- La scuola dell’ignoranza
- La nuova stagione dei contratti pubblici tra incertezze e responsabilità
- Homo homini deus
- L’animale e la repubblica
- L'oggettività scientifica e i suoi contesti
- Il male comune nella storia
- Le ragioni del pensiero
- Il «fiume carsico»
- Storia ambientale dell'energia nucleare
- Il prisma dei beni comuni tra diritto e scienze umane
- Dalla ragione assoluta alla razionalità storica
- Bachelard
- L'incognita europea
- Contributi e riflessioni sui beni comuni
- Edith Stein ponte di verità
- Il divenire di una poetica
- Dalla parte di Marx
- L'esperienza della cosa
- L'infinita speranza di un ritorno
- Il mio corpo estraneo
- Kafka a Milano
- La scoperta scientifica e la sua logica
- Ragioni e limiti del formalismo
- Suppositio pro significato non ultimato
- La scienza e l'idea di ragione
- Giovanni Vailati epistemologo e maestro
- Sul materialismo leopardiano
- Gilbert Simondon filosofo della mentalité technique
- Ludovico Geymonat Epistemologo
- Le radici della razionalità critica: saperi, pratiche, teleologie
- Itinerari di silenzio
- Epistemologia e soggettività
- Alla ricerca del testo perduto
- Kant epistemologo
- Il Kant di Martinetti
L’opera in prosa di Valerio Magrelli, inaugurata nel 2003 da Nel condominio di carne, ma preannunciata già quasi dieci anni prima negli Esercizi di tiptologia, è una macchina minuziosa che si innesta su altre due macchine: quella del corpo da una parte, quella della tradizione letteraria e artistica occidentale dall’altra. E processando pezzi di queste macchine, e attraversando modi diversi come la malattia, la metamorfosi, l’instabilità dei confini identitari, ma anche la memoria, personale e non solo, di un uomo sempre più tecnicizzato e artificiale, produce immagini e le combina in paesaggi insieme visivi e sonori. Questo libro, analizzando soprattutto i due esiti maggiori della prosa magrelliana, il Condominio e il recente Geologia di un padre, ma con frequenti agganci alla scrittura in versi, cerca di sottolineare la portata sia letteraria sia concettuale di uno degli autori più importanti della letteratura italiana contemporanea; lo fa scegliendo come territorio di indagine uno dei procedimenti che Magrelli ha saputo portare ad un altissimo livello di complessità e di peso, ossia quello delle citazioni. Sempre, ma in Magrelli più che mai, le citazioni sono interventi, molto imparentati con la chirurgia e la clinica: selezioni e prelievi da corpi propri e altrui, reimpianti, adattamenti e rigetti. Perché Magrelli continua ad autocitarsi, cambiando sottilmente, ad ogni intervento, il senso del suo prelievo? Perché le sue argomentazioni passano, secondo un vero e proprio progetto sistematico, attraverso la citazione di testi letterari? E che rapporti ci sono tra l’eredità dei corpi, quella genetica, e l’eredità delle parole e delle forme, quella culturale? E, in questo quadro, che tipo di operazione tocca allo scrittore, all’artista?
Federico Francucci (1974) è ricercatore presso l’Università di Pavia. Nel 2009 ha pubblicato La carne degli spettri. Tredici interventi sulla letteratura contemporanea (Pavia, OMP). Ha scritto, tra gli altri, su Giorgio Manganelli, Mario Pomilio, Stefano D’Arrigo, Emilio Villa, Giovanni Giudici, Antonio Porta, Gabriele Frasca, Tommaso Ottonieri, Aldo Nove.