Il divenire di una poetica
Il logos veniente di Andrea Zanzotto dalla Beltà a Conglomerati
- La scuola dell’ignoranza
- La nuova stagione dei contratti pubblici tra incertezze e responsabilità
- Homo homini deus
- L’animale e la repubblica
- L'oggettività scientifica e i suoi contesti
- Il male comune nella storia
- Le ragioni del pensiero
- Il «fiume carsico»
- Storia ambientale dell'energia nucleare
- Il prisma dei beni comuni tra diritto e scienze umane
- Dalla ragione assoluta alla razionalità storica
- Bachelard
- L'incognita europea
- Contributi e riflessioni sui beni comuni
- Edith Stein ponte di verità
- Il divenire di una poetica
- Dalla parte di Marx
- L'esperienza della cosa
- L'infinita speranza di un ritorno
- Il mio corpo estraneo
- Kafka a Milano
- La scoperta scientifica e la sua logica
- Ragioni e limiti del formalismo
- Suppositio pro significato non ultimato
- La scienza e l'idea di ragione
- Giovanni Vailati epistemologo e maestro
- Sul materialismo leopardiano
- Gilbert Simondon filosofo della mentalité technique
- Ludovico Geymonat Epistemologo
- Le radici della razionalità critica: saperi, pratiche, teleologie
- Itinerari di silenzio
- Epistemologia e soggettività
- Alla ricerca del testo perduto
- Kant epistemologo
- Il Kant di Martinetti
Il saggio ricostruisce la genesi e lo sviluppo della poetica del «Logos erchomenos» (o «Logos veniente») di Andrea Zanzotto a partire dalla Beltà (1968) fino a Conglomerati (2009). L’indagine, condotta sui preziosi materiali autografi del Centro Manoscritti di Pavia, immette il lettore nel vivo del laboratorio zanzottiano degli anni ‘60 e ‘70.
Il saggio ricostruisce la genesi e lo sviluppo della poetica del «Logos erchomenos» (o «Logos veniente») di Andrea Zanzotto a partire dalla Beltà (1968) fino a Conglomerati (2009). L’indagine, condotta sui preziosi materiali autografi del Centro Manoscritti di Pavia, immette il lettore nel vivo del laboratorio zanzottiano degli anni ‘60 e ‘70. È qui che, tra le suggestioni provenienti dalla psicoanalisi, dalla filosofia, dalla teologia e dall’antropologia coeve, oltre che dalla fondamentale collaborazione con Federico Fellini, il poeta di Soligo rielabora e attualizza il mito romantico del «Dio a venire». Attraverso l’analisi che ne rivela le molteplici declinazioni e motivazioni storico-culturali, quest’ultimo si rivelerà un’imprescindibile chiave esegetica per comprendere la seconda, più matura fase della scrittura di Zanzotto. Nella selva della postmodernità non vi sono sentieri battuti. Il poeta, e più in generale l
APPROFONDISCIuomo, può solo camminare in una realtà fantasmatica e cosparsa di macerie. Ma se questo è il segno del tempo, dell’epoca, la sua assenza di senso è ciò che continua ad additare ad altro: non una direzione, non una mèta; piuttosto un’assoluta sottrazione nostalgico-utopica, che lascia andare i suoi fi gli nella più rischiosa e onerosa delle libertà.
Luca Stefanelli (Brindisi, 1978) è attualmente titolare di un assegno di ricerca presso l’Università di Pavia. I suoi interessi scientifici concernono principalmente la poesia italiana di secondo Novecento e in particolare la complessa esperienza di Andrea Zanzotto. Nel 2011 ha ricevuto il premio Cesare Angelini (sezione giovani) per la monografia Attraverso la «Beltà» di Andrea Zanzotto. Macrotesto, intertestualità, ragioni genetiche. Suoi saggi sono apparsi su riviste come «Strumenti critici», «Autografo», «Oltrecorrente», «Stratagemmi».
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