Il concerto del grillo
L'opera poetica completa con tutte le poesie inedite
In questo volume si raccoglie l’opera poetica completa di Daria Menicanti, unitamente ad alcuni suoi importanti testi in prosa. «La poesia di Daria Menicanti, priva degli strombazzamenti critici di cui godono normalmente i poeti [alla moda], pare a me, nella sua nuda semplicità e sincerità, una delle più vive e schiette dei nostri giorni».
In questo volume si raccoglie l’opera poetica completa di Daria Menicanti, unitamente ad alcuni suoi importanti testi in prosa. «La poesia di Daria Menicanti, priva degli strombazzamenti critici di cui godono normalmente i poeti [alla moda], pare a me, nella sua nuda semplicità e sincerità, una delle più vive e schiette dei nostri giorni». Così scriveva Sergio Solmi, nel 1978, suggerendo di inserire l’opera poetica di questa poetessa nella tradizione della «poesia d’ogni tempo, dai primi lirici greci fino a Leopardi», che si articola sempre «nei suoi poli fondamentali di amore-morte». Per la medesima ragione Vittorio Sereni individuava «nella poesia della Menicanti, un credito d’amarezza del quale la buona creanza, il ragionevole notare delle sue scelte sintattiche e metriche costituisce la voce a pareggio, l’attento contrappeso e, insieme, il paradossale equivalente linguistico».
APPROFONDISCI In questa scelta lirica, culturale e filosofica la Menicanti riesce «a dar voce persuasiva e struggente al suo atroce innamoramento di una vita che sfugge e le si nega, a una sua sommessa, ma precisa e ostinata, rivolta esistenziale», riportandoci ai temi classici della poesia d’ogni tempo.
Le radici più vitali di questo suo prezioso discorso lirico affondano nella Milano banfiana, dove un’eletta schiera di intellettuali, poeti, scrittori, filosofi, pedagogisti, artisti e musicologi (come Dino Formaggio, Remo Cantoni, Enzo Paci, Antonia Pozzi, Maria Corti, Vittorio Sereni, Giovanni Maria Bertin, Luigi Rognoni, Renato Birolli, etc. etc.) si è formata alla scuola di un razionalismo critico che ha saputo nutrirsi al dibattito europeo ed internazionale senza trascurare il confronto con la tradizione dei classici.
La Menicanti, che sposò una delle migliori teste pensanti della Milano banfiana, quel Giulio Preti col quale condivise sempre, per tutta la vita, una profonda sintonia culturale e civile, si è formata in questa straordinaria e non comune stagione culturale, scaturita dalla riflessione banfiana declinata nelle innovative lezioni degli anni Trenta. Lo spessore critico di questa sua formazione feconda la sua biografia intellettuale, documentata da un discorso unitario e sempre più sapienziale (Lalla Romano) in cui, per dirla con Sereni, il lettore penetra in «un limpido canzoniere, sempre leggibile come un canzoniere d’amore e sempre capace di ribaltarsi, con poco più di un docile fruscio, in un canzoniere di morte».
Daria Menicanti, di madre fiumana e di padre livornese, è nata, per caso, a Piacenza il 6 aprile 1914, ma è vissuta, salvo brevi periodi, a Livorno, Crema e Pavia, prevalentemente a Milano dove ha compiuto gli studi e dove si è laureata in Estetica con Antonio Banfi, con una tesi su John Keats. Ha sempre intrecciato l’insegnamento medio con numerose traduzioni, collaborando a varie riviste. Sposata, dal 1937 al 1954, con il filosofo Giulio Preti è scomparsa a Mozzate il 4 gennaio 1995. La sua opera poetica, articolata in sette volumi, Città come (1964), Un nero d’ombra (1969), Poesie per un passante (1978), Ferragosto (1986), Altri amici (1986), Ultimo quarto (1990), Canzoniere per Giulio (2004, postumo), è qui raccolta in modo completo, con tutte le liriche inedite, giovanili e della maturità.
COMPATTA