De vita solitaria: Petrarca e Spinoza
Questo studio considera il tema della solitudine in Petrarca e Spinoza. Nei suoi versi Petrarca cantò l’amore umano, con la parola della poesia che incanta; Spinoza, invece è il fi losofo dell’amore divino e universale tra gli uomini, attraverso il percorso rigoroso e impersonale delle idee chiare e distinte. Il Dio di Spinoza è il Deus sive Natura, cioè il logos necessario della realtà, mentre il Dio di Petrarca è il Dio padre, trascendente e personale.
Questo studio considera il tema della solitudine in Petrarca e Spinoza. Nei suoi versi Petrarca cantò l’amore umano, con la parola della poesia che incanta; Spinoza, invece è il fi losofo dell’amore divino e universale tra gli uomini, attraverso il percorso rigoroso e impersonale delle idee chiare e distinte. Il Dio di Spinoza è il Deus sive Natura, cioè il logos necessario della realtà, mentre il Dio di Petrarca è il Dio padre, trascendente e personale.
Spinoza possedeva nella biblioteca che lasciò alla sua morte il piccolo libro di Petrarca De vita solitaria e sia Petrarca che Spinoza cercarono nella loro vita la solitudine. Ma negli scritti di Petrarca la solitudine è ricerca ascetica di Dio nella lontananza dagli uomini ed emergono la sua fede cristiana e la dicotomia tra cielo e terra; l’amore umano è contrario all’amore divino, ed egli soffre per un amore terreno.
In Spinoza, invece, vediamo il suo distacco dalla religione e la solitudine è soddisfazione di sé nella propria autonomia razionale che però non comporta la lontananza dagli uomini, ma l’amore per il prossimo; il cielo è qui, su questa terra, ma si va oltre l’amore personale, nella prospettiva morale e universale dell’homo homini deus.
Patrizia Pozzi (Milano 1956) ha insegnato Storia del Pensiero ebraico presso l’Università degli Studi di Milano (dal 2008 al 2016). Studiosa di Spinoza, ha analizzato in particolare il concetto di scientia intuitiva (Visione e parola, Milano 2012). Considerando le possibili fonti del pensiero spinoziano, si è occupata dell’ambiente ebraico dell’Amsterdam del Seicento e dei testi presenti nella Biblioteca del fi losofo olandese: tra essi fi gura anche il De vita solitaria di Francesco Petrarca, da cui prende spunto questo saggio.
COMPATTA