Storia e filosofia della scienza: tradizioni storiografiche e prospettive epistemologiche
Storia e filosofia della scienza:
tradizioni storiografiche e prospettive epistemologiche – Versione Breve
Scienza e filosofia hanno un legame strettissimo, e il terreno comune sul quale entrambe si dispiegano e trovano la loro contestualizzazione è quello della storia. La prospettiva storica, infatti, interagisce con la consapevolezza teorica della scienza e della filosofia e può essere considerata parte integrante di queste discipline. L’associazione tra storia della scienza e filosofia della scienza non sminuisce quindi in alcun modo l’autonomia di questi due campi disciplinari, ma riflette la consapevolezza sempre più condivisa – almeno a partire da Thomas Kuhn – dell’inscindibilità delle due imprese, pur nell’ampia diversità di prospettive teoriche e metodologiche che definiscono la configurazione della loro interdipendenza. L’affinarsi degli strumenti storici, dall’esercizio dell’analisi filologica delle fonti alla storia sociale e alla sociologia della scienza e della tecnologia, al ruolo della pratica scientifica e al suo rapporto sempre più complesso con la teoria, alle mai estinte tensioni epistemologiche tra riduzionismi e pluralismi, diversità e strategie di unificazione dell’approccio delle diverse scienze, hanno sì introdotto un enorme arricchimento; ma anche nuove e, spesso, estreme polarizzazioni. A fronte del fenomeno globale della perdita di fiducia nella scienza e della sistematica delegittimazione dei saperi esperti, il dialogo tra questi approcci diversi è oggi più che mai necessario: non per difendere immagini ormai datate di una scienza infallibile e impersonale, ma per costruire un nuovo modello d’interazione virtuosa tra l’incertezza costitutiva della scienza e i bisogni della società.
Il ciclo di incontri si propone due obiettivi congiunti. Il primo è di mettere a confronto alcune distinte e autorevoli tradizioni e metodi di ricerca nella storia e filosofia della scienza, attraverso il dialogo tra approcci diversi illustrati da 3 studiosi per ogni incontro. Il secondo è di costruire attraverso questi incontri una risorsa informativa e didattica rappresentativa dello stato dell’arte della storia e filosofia della scienza contemporanee, da condividere pubblicamente e rendere disponibile all’uso degli studiosi, ma anche delle scuole e del pubblico interessato. L’esercizio dialettico insito nel dialogo si presenta dunque come parte integrante dell’intento partecipativo del progetto.
Gli atti dei seminari saranno editi in un volume e i seminari avranno cadenza periodica, a partire dall’autunno del 2021.
Storia e filosofia della scienza:
tradizioni storiografiche e prospettive epistemologiche – Versione Lunga
Scienza e filosofia hanno un legame strettissimo. Le scienze nascono dalla filosofia, dalla quale trovano autonomia epistemologica man mano che definiscono i loro ambiti, i loro metodi e i loro linguaggi. Un’autonomia oggi ormai pienamente realizzata, ma che nulla toglie a quei legami e alle loro reciproche influenze, che renderebbero infondata e velleitaria una riflessione filosofica ignara degli sviluppi delle scienze e, nello stesso tempo, a rischio costante di dogmatismo e di inconsapevolezza teorica una ricerca e un pensiero scientifico non sostenuti dagli strumenti concettuali e dall’approccio critico della filosofia.
Il terreno comune sul quale si dispiegano sia la scienza sia la filosofia è quello della storia. Le stesse strutture formali della ragione si costituiscono storicamente e operano in contesti storici. Solo chiarendo e ricostruendo sul piano storico i rapporti tra scienza, filosofia e contesto culturale e sociale è possibile comprendere in modo approfondito autori, teorie e correnti di pensiero. La prospettiva storica interagisce inoltre con la consapevolezza teorica della scienza e della filosofia e può essere considerata parte integrante della riflessione di queste discipline.
Una ricostruzione storica della scienza capace di realizzare questo compito deve però essere in grado di comprendere e di restituire la complessità della ricerca e della riflessione scientifica cogliendone i nessi con la riflessione filosofica, inserendola nel suo contesto culturale e sociale e illustrandone connessioni, influenze subite ed esercitate, fonti, pratiche, procedure e metodi. Una complessità che non tollera semplificazioni, che non può essere aggirata con l’utilizzo di grimaldelli sociologici o di qualsiasi altro genere e che va compresa e decodificata con il costante ausilio degli strumenti della filologia e dell’erudizione, con uno sforzo paziente di interpretazione dei testi e di tutte le altre testimonianze utili. D’altra parte questo approccio, rigorosamente filologico e testuale, a sua volta non può tuttavia prescindere da un attento e parallelo studio critico, euristicamente consapevole, delle differenti tradizioni concettuali che sempre caratterizzano i contributi dei differenti autori e delle varie scuole di pensiero le quali ultime, spesso e volentieri, contaminano, più o meno creativamente, differenti programmi di ricerca. In relazione specifica con questa complessità intrinseca di un determinato prodotto storico è pertanto indispensabile poter disporre di una “cassetta di attrezzi” molto ricca e alquanto diversificata, che consenta così di porre in relazione diretta l’aspetto storico con quello scientifico ed anche con quello filosofico, onde saper infine mettere capo ad una specifica topica critica di riferimento che andrà puntualmente declinata e ricostruita per ogni determinato e peculiare conoscenza scientifica e tecnica.
Il panorama della storia e della filosofia della scienza è spesso stato caratterizzato da una tensione persistente tra posizioni costruttivistiche, che risolvono il sapere scientifico nella cultura, nelle istituzioni sociali e nell’organizzazione anche economica del modo di produzione scientifico di una data epoca e società, e posizioni internalistiche, che rivendicano l’autonomia del campo scientifico e delle sue distinte tradizioni di ricerca e prassi scientifiche come presupposto dell’intellegibilità e validità del fare delle scienze. In passato queste posizioni sono state sostenute, rispettivamente, per la prospettiva esternalistica, da autori come Christopher Hill e Joseph Needham e, per quella internalistica, da Alexandre Koyré e Rupert Hall. Sul fronte epistemologico queste posizioni sono state alla base di differenti approcci teoretici, determinati dalle diverse concezioni fatte proprie dall’empirismo logico, dal falsificazionismo, dal neopositivismo, dal convenzionalismo e dagli oggettivisti. Nonostante il superamento di queste contrapposizioni da parte di molti gruppi di ricerca e di diverse tradizioni storiografiche ed epistemologiche, che sono giunti a un modello assai complesso e articolato della storia e della filosofia della scienza, dove nessun elemento viene trascurato e dove si evitano semplificazioni di qualsiasi genere, la tentazione di approcci unilaterali, esclusivamente sociologici (come nel costruttivismo prevalente negli Sciences and Technology Studies) e talvolta persino ideologici è ancora assai presente e molto aggressiva, con gli esiti nefasti dai quali aveva lucidamente messo in guardia Giulio Preti.
Nell’ambito più specifico della riflessione epistemologica andrà così rilevata, per essere studiata e adeguatamente contenuta criticamente, una tendenza oggi molto diffusa, in virtù della quale si nega la possibilità stessa di elaborare una filosofia della scienza generale degna di questo nome, onde sostituirla, più o meno sistematicamente, con delle riflessioni alquanto parziali, limitate e pregiudizialmente circoscritte – quando non anche completamente “appiattite” in un singolo, determinato e peculiare settore della ricerca scientifica – per cui tramite lo specialismo tecnico (scientificamente irrinunciabile) pretende così di liquidare la possibilità stessa di delineare un’epistemologia complessiva e generale delle scienze. Questa presa di consapevolezza critica deve peraltro sapersi intrecciare anche con la capacità di non depotenziare pregiudizialmente la complessa articolazione intrinseca della riflessione scientifica la quale si costruisce proprio entro la capacità di saper intrecciare, criticamente, due polarità antitetiche come quella che si riferisce alla costruzione ex suppositione delle teorie scientifiche, cui si contrappone, antiteticamente, ma altrettanto costruttivamente, la dimensione della tecnologia e della stessa dimensione sperimentale. Il che deve aiutare ad evitare tanto la tentazione del matematismo platonizzante, quanto quella dell’empirismo riduttivista, onde saper riprendere, criticamente, il fecondo, problematico e mai esauribile, nesso galileiano tra le «certe dimostrazioni» e le «sensate esperienze», recuperando la problematicità intrinseca degli stessi fondamenti delle differenti conoscenze scientifiche. Il che consente allora, à la Einstein, di rimettere al centro dell’impresa scientifica quella irrinunciabile dimensione concettuale mediante la quale le opposte polarità del mondo della prassi e della riflessione più astratta consentono di costruire, architettonicamente, le differenti «ontologie regionali» per il cui tramite si costruisce ogni sapere scientifico.
Come ha acutamente sottolineato Giulio Preti «la scienza interpreta il mondo (anche se lo fa allo scopo di prevedere e/o operare in esso) mediante concetti, postulati, principi generali, che in qualche modo precostituiscono un quadro (per lo meno formale) del mondo stesso in quanto esso deve divenire qualcosa di comprensibile per noi. Questo quadro (o meglio, questo insieme di quadri parziali) appare storicamente variabile, in quanto legato (nel suo momento di eteronomia) a quel complesso di circostanze che chiameremo la “cultura” della società e dell’epoca in cui si forma, dall’altra concezioni metodologiche e logiche nate dalla stessa esperienza scientifica. Di esso propriamente si può fare una storia, abbastanza (non completamente) distinta e dalla storia della filosofia in senso lato e dalla stessa storia della tecnica; e alla luce di esso si può dare rilievo alle determinate dottrine scientifiche che ne derivano (a volte, viceversa, lo generano) e vi ineriscono dandogli senso, cioè concretezza. Così esso può divenire un filo conduttore per la storia della scienza (o delle scienze)». Lungo questo orizzonte ermeneutico l’epistemologia non può allora che configurarsi come un’epistemologia storico-critica che, proprio grazie alla meta-riflessione propria di un neo-realismo logico programmatico, è capace di avviare nuove e feconde indagini storiche, filosofiche ed epistemologiche. Entro questo specifico orizzonte si delinea così, per dirla ancora con Preti, «un trascendentalismo storico-oggettivo, che rileva le forme costruttive dei vari universi di discorso attraverso l’analisi storico-critica dei linguaggi ideali che fungono da modello a questi universi, dalle regole di metodo che si sono imposte storicamente e ancora vigono nel sapere, etc. Insomma si tratta di un’Ontologia trascendentale (o meglio, di ontologie trascendentali) che non pretende di cogliere le forme e le strutture di un essere in sé, ma vuole determinate il modo (i modi) in cui la categoria dell’essere è in atto nella costruzione storicamente mobile e logicamente convenzionale (arbitraria), delle regioni ontologiche da parte del sapere scientifico (in particolare) e della cultura (in generale».
L’obiettivo del progetto è la messa a confronto tra le distinte tradizioni di ricerca, i loro “stili di pensiero”, nella storia e filosofia della scienza, e segnatamente di promuovere un dialogo volto a porre in evidenza il patrimonio italiano di studi, in particolare il contributo della Scuola di Milano, a partire da Ludovico Geymonat, Giulio Preti e Mario Dal Pra, con l’intento di valorizzare e attualizzare il dibattito italiano e internazionale su questi temi e contribuire alla qualificazione delle prospettive di ricerca odierne.
L’iniziativa si articolerà in una serie di seminari condotti volta per volta da tre differenti studiosi, che illustreranno le loro prospettive metodologiche anche in relazione a casi di studio, evidenziando i propri modelli di ricerca, di ricostruzione storiografica e di riflessione epistemologica.
I seminari si svolgeranno in forma virtuale e potranno essere seguiti in diretta e in streaming. La loro registrazione sarà resa disponibile su un sito web, gestito congiuntamente dall’ISPF-CNR e dal CII dell’Università degli Studi dell’Insubria. Gli atti dei seminari saranno editi in un volume.
I seminari avranno cadenza periodica, a partire dall’autunno del 2021.
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